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silvia | 153 |
regolare coi lineamenti contratti, col viso diminuito, quasi divorato dalla lotta combattuta: balbettava ancora qualche frase del suo delirio. Troppo tardi era venuta la vita, troppo tardi ella era stata madre — il suo organismo già vecchio, già disseccato, si era infranto in quella prova.
— Papà, lasciamelo vedere ancora — disse lei con voce fioca, risvegliandosi.
Il padre si scosse, prese dalla culla il piccino e glielo portò. Era una creaturina debole e fragile, dagli occhi semispenti, dalle manine gelate. Silvia mise un bacio leggero sulla piccola fronte.
— Papà! — chiamò dopo un momento di silenzio la figliuola.
— Silvia?
— Dimmi: la mamma, la mamma mia era tanto dispiacente di morire?
— Non funestarti con queste idee, figlia mia...
— Dimmelo papà, te ne prego. Era molto dispiacente di morire?
— Sì, perchè lasciava in terra una figlia.
— Le doleva, perchè lasciava in terra una figlia — ripetette quasi macchinalmente l’ammalata; — eppure... era una santa donna.
— Una santa, Silvia.