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silvia | 147 |
felice sentendo sulla sua il contatto di una fresca guancia, od al collo la catena di quelle braccia amorose; come felice nel guardarlo, nel sondare la fierezza del nero occhio, nell’ammirare il riso di quella bocca leale! Oh, madre fortunata senza fine nella sua creatura! Dio! Dio! che aveva ella fatto per meritare tanto?
Oppure era una bambinetta bianca, dagli occhi glauchi e dolci dalla vocina melodiosa, dalle membroline gentili, dai capellucci così fini e così biondi che sembran oro ridotto in sottilissimi fili. Non sa far altro la fanciullina che fissare i suoi grandi occhi sorpresi in quelli della madre, non chiede altro che attaccarsi alla sua gonna e seguirla dovunque; perchè è timida come una cervietta, candida ne’ suoi abiti bianchi, azzurrina nelle sfumature del suo volto. Adesso i suoi occhi intelligenti si chinano sulle lettere dell’alfabeto che la madre vuole insegnarle, la vocina balbetta, il visino si arrossa per superare la difficoltà; le lezioni vanno benissimo, perchè in fondo vi sono sempre baci e carezze. Soavissima cosa piegare le ginocchia insieme alla figlia, congiungere le mani e levare gli occhi al cielo ed unirsi nelle stesse parole di preghiera; uscire insieme nelle ore mattinali, scantonare in qualche povera strada, entrare in qualche tu-