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alla decima musa 127


goste, animali calmi e rassegnati, agitano le lunghe ed aguzze zampe. Le triglie rosee fanno un piccolo moto con le pinne per respirare, le ostriche schiudono un pochino la casuccia, ed i cannolicchi (soleni) scivolano fuori dal loro lungo astuccio, quasi vaghi di libertà. I merluzzi sono morti in una posizione disperata, mezzo contorti con la coda sollevata, quasi avessero avuta una dolorosa agonia; altri pesci più dignitosi, rimasero immobili e fieri persuasi della loro sorte. Ed è un continuo spruzzare di acqua salata, un gridare di voci robuste, uscite da petti che hanno combattuto la tempesta, sono pescatori nervosi e bruni dalle gambe e dalle braccia denudate che vi offrono allegramente la loro mercanzia: è il mare, il buon vecchio mare, il burbero benefico, l’eterno brontolone prodigo, che si è disfatto di un po’ del suo tesoro molto volentieri, ed ha mandato il suo biglietto di visita grandioso, in questa mostra colossale. — Andiamo, un sorriso ed un ricordo ai giocondi bagni estivi, alla freschezza delle onde, agli scogli coronati di spuma!

Ma la luce vivida del gas che si rifrange nei lucidi e faccettati cristalli, nei fregi dorati, nelle pagliuzze d’argento, nei rasi vividi, vi attira lo sguardo sopra una vetrina, sopra due, tre ve-