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commedie borghesi | 113 |
traroia volgeva e rivolgeva le chiavi dei cuori di Pasqualina Rubinacci e Mariuccia Jandoli.
Ma se le due fanciulle erano innamorate di lui, questo signor lui di quale era innamorato? Di ambedue? O di nessuna? Silenzio! Mistero! — come nei libretti di opera. La condotta di Arturo con le due giovanette era così furbescamente equilibrata, così imparziale nella distribuzione delle sue grazie, che a voler vederci chiaro, ci si perdeva il latino — e quelle ci perdevano la testa. Ad esempio: una domenica, alla messa, egli andava nella navata dove era Pasqualina, e le rivolgeva occhiate lunghe e languide: Pasqualina trionfava e Mariuccia si rodeva dalla rabbia. Ma la sera, alla Villa, attorno alla Cassa armonica, dove suona la banda, sedeva nel gruppo della famiglia Jandoli, presso Mariuccia, facendole una corte chiara e manifesta. Per tutta la settimana andava a spasso col fratello della Pasqualina, dandogli del tu, trattandolo con confidenza, regalandogli i sigari ed il caffè, come se fosse proprio il suo futuro cognato: poi per quindici giorni lo si vedeva sempre con Don Bernardo Jandoli, parlandogli di cuoio, scrivendogli il reclamo contro la ricchezza mobile, chiedendogli come andasse la piazza, con altre simili graziosissime locuzioni commerciali. Una