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commedie borghesi 109


la gente lo credeva; ma in sostanza erano rivali, rivali accanite, di quella rivalità soffocata, gretta, energica e crudele, di quella rivalità feroce che è uno de’ tanti drammi che si agitano nell’apparente placidità della vita borghese.

La causa fortunata di questo contrasto era rappresentata da Arturo Pietraroia, giovanotto ventenne, molto lontano dall’essere un eroe da romanzo, ma che era diventato tale per le due fanciulle. Innanzi tutto si chiamava Arturo, il che è di grandissimo valore poetico, in mezzo a persone che rispondevano ai rispettabili sì, ma prosaici nomi di Bartolomeo, Bernardo, Gaetano, Rocco, Donato e via via. Poi la sua condizione di figliuolo legittimo di Roberto Pietraroia, negoziante in chincaglieria, con grande bazar a quattro porte in via Roma, gli dava un carattere profondamente eroico ed interessante. Il giovanotto affettava un lieve disprezzo pei negozianti d’olio come il padre di Pasqualina, per quelli di cuoio come il padre di Mariuccia, per quelli di baccalà, di farina, di zucchero, gente grossa che traffica di cose ignobili; il commercio di suo papà era qualche cosa di fine, di distinto, ed egli portava in tutta la sua persona il riflesso di questa finezza, di questa distinzione. Le pose inclinate della sua testa somigliavano a