Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
102 | matilde serao |
bituati a vedersi di lontano, alla sfuggita; a parlarsi da un primo piano alla strada, nella oscurità, falsando o smorzando la voce: si trovarono molto diversi, forse un po’ ridicoli; non avevano argomenti di discorsi, tacevano spesso, affrettando col pensiero l’ora che dovevano lasciarsi. Non vi erano più imprecazioni e lagrime da mescolare con l’inchiostro; non si scrissero più. Tutto era libero, piano, facile pel loro affetto: non dovevano pensare alle sottigliezze per ingannare la vigilanza dei vecchi, non avevano più nessun gusto al mormorarsi qualche parola in segreto, non facevano più progetti ardimentosi per l’avvenire. Si sarebbero sposati prosaicamente, senza ostacoli, come tante altre coppie sciocche. Quei del paese non badavano più a loro: passata la meraviglia ed i commenti sul matrimonio, Carlo e Maria non destarono più attenzione, non si parlò più di essi, non si notò più il loro contegno; cessarono di essere additati come esempio di fedeltà. Adesso si portavano gli occhi sulla moglie del pretore che era accusata di avere una simpatia criminale per il sostituto procuratore del re: caso gravissimo.
I due amanti si sentirono abbandonati, una grande freddezza nacque fra loro. Carlo trovava che le virtù della sua fidanzala, quelle virtù che