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cui ha più simpatizzato, e, fatta la dichiarazione al governatore della pia opera, porta con sè, trionfando, per lo più la piccola figlia della Madonna.

Questa creaturina, non sua, ella l’ama come se l’avesse essa messa al mondo; ella soffre di vederla soffrire, per malattia o per miseria, come se fossero viscere sue; nella piccola umanità infantile napoletana i più battuti sono certamente i figli legittimi; di battere una figlia della Madonna, ognuno ha un certo ritegno; una certa pietà gentilissima fa esclamare alla madre adottiva: puverella, nun aggio core de la vattere, è figlia de la Madonna. Se questa creatura fiorisce in salute e in bellezza, la madre ne va gloriosa come di opera sua, cerca di mandarla a scuola o almeno da una sarta per imparare a cucire, poichè certamente, per la sua bellezza, la bimba è figlia di un principe: in nessun caso, di miseria o d’infermità, la madre adottiva riporta, come potrebbe, la figliuola all’Annunziata. E l’affezione, scambie-