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cui va a denunciarlo. Ella è astuta e cauta, audace e sboccata: ella resta sempre nella posizione di una benefattrice a cui codesti ingrati rodono le fibre e bevono il sangue. E infatti nessuno le dà una coltellata, nessuno la bastona, nessuno la insulta, e quel che è più forte ancora, nessuno ha il coraggio di negarle i quattrini: l’onestà del popolo napoletano non è neppur capace di truffare una usuraia. Non le danno neppur torto nelle sue escandescenze: e cercano sempre di mansuefarla.

Quando una povera donna napoletana ha bisogno di un grembiule, di un vestito, di un fazzoletto da collo, di un paio di camicie, non avendo quattrini per comperarlo, si decide ad andare da donna Raffaela che dà la robba cu a credenza. Quest’altra usuraia prende a basso prezzo tela e percalle e fazzoletti di cotone dei negozi: e li rivende alla povera gente. Ogni oggetto, naturalmente, è pagato molto più caro del suo valore: primo guadagno. Poi, come all’altra usuraia, bisogna pagare l’inte-