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46 Il ventre di Napoli

va al più vicino posto del lotto e prende i numeri: tutti aspettano. Le persone più franche si fanno sulla porta e alle finestre: le vergognose restano dentro, tendendo l’orecchio. Il ragazzo torna correndo, affannato, si pianta alla bocca del vicolo e grida innumeri, con voce stentorea:

Vintiquatto!

Sissantanove!

Quarantaroie!

Otto!

Sittantacinche!

Silenzio universale: tutti impallidiscono.

Ma come tutti i sogni troppo pronunziati, il lotto conduce alla inazione ed all’ozio: come tutte le visioni, esso porta alla falsità e alla menzogna; come tutte le allucinazioni, esso conduce alla crudeltà e alla ferocia; come tutti i rimedi fittizi che nascono dalla miseria, esso produce miseria, degradazione, delitto.

Il popolo napoletano, che è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di delirium tremens; esso si corrompe e muore pel lotto. Il lotto è l’acquavite di Napoli.