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40 Il ventre di Napoli


Felice per l’esistenza all’aria aperta, eredità orientale, non ha aria; innamorata del sole, non ha sole; appassionatata di colori gai, vive nella tetraggine; per la memoria della bella civiltà anteriore, greca, essa ama i bianchi portici che si disegnano sull’azzurro, e invece le tane dove abita questa gente, non sembrano fatte per gli umani; e dei frutti della terra, essa ha i peggiori, quelli che in campagna si danno ai maiali; e vi sono vivande che non assaggia mai.

Ebbene, il popolo napoletano rifa ogni settimana il suo grande soglio di felicità, vive per sei giorni in una speranza crescente, invadente, che si allarga, si allarga, esce dai confini della vita reale: per sei giorni, il popolo napoletano sogna il suo grande sogno, dove sono tutte le cose di cui è privata, una casa pulita, dall’aria salubre e fresca, un bel raggio di sole . caldo per terra, un letto bianco e alto, un comò lucido, i maccheroni e la carne ogni giorno, e il litro di vino, e la culla pel bimbo e la biancheria per la moglie e il cappello nuovo per il marito.

Tutte queste cose che la vita reale non gli può dare, che non gli darà mai, esso le ha, nella sua immaginazione, dalla domenica al sabato seguente;