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Bisogna sventrare Napoli 15

una mezza borghesia che vuol nascondere la sua miseria e avere la scaletta di marmo.

Quel grandissimo edifìcio resta lì, a far prova della miseria napoletana: anzi, gli scrupolosi e presuntuosi borghesi che vi abitano, punti nel loro amor proprio, da coloro che li accusavano di abitare le case operaie, hanno fatto dipingere a grandi caratteri questa scritta, sull’ingresso maggiore: le case della Cooperativa non sono case operaie. — Iscrizione crudele e superba.

Trentaquattro lire? Queste trentaquattro lire un lavoratore napoletano le guadagna in un mese: chi porta una lira di giornata a casa, si stima felice.

Le mercedi sono scarsissime, in quasi tutte le professioni, in tutt’i mestieri. Napoli è il paese dove meno costA l’opera tipografica; tutti lo sanno: gli operai tipografi sono pagati un terzo meno degli altri paesi. Quelli che guadagnano cinque lire a Milano, quattro a Roma, ne guadagnano due a Napoli, tanto che è in questo benedetto e infelice paese, dove più facilmente nascono e vivono certi giornaletti poverissimi, che altrove non potrebbero pubblicare neppure tre numeri. I sarti, i calzolai, i muratori, i falegnami sono pagati nella medesima misura; una lira, venticinque soldi, al più.