quiete viva e fresca della fisonomia. Il prezioso ritratto, dunque, mostra una Teresa Ravaschieri in tutta la pienezza della sua beltà e della sua grazia muliebre quando la sua persona e il suo intelletto, il suo fascino e la sua coltura attiravano verso lei gli omaggi divoti d’italiani e di stranieri, quando il suo nome, illustre per tutti i suoi antenati, illustre per suo nonno, per suo padre, rappresentava, in Napoli, quello della vera gran dama, la gran dama per tutte le ragioni, sotto tutti i rapporti, la gran dama per cui l’aita società napoletana, di allora, era veramente alta. Prezioso ritratto che ha fatto, che fa profondamente trasalire l’anima mia, che esalta, in un sogno di bellezze e di bontà la mia fantasia e che dà al mio cuore, che non sa obliare, con un nuovo fiotto l'inconsolabile rammarico, quello di non aver visto. l'anno scorso, trapassar l’anima grande di Teresa Ravaschieri, quello di non aver potuto, in gramaglia, seguire, a piedi, il suo corteo funebre, quello di non aver potuto baciare, piangendo, la pietra marmorea che chiude il suo sepolcro, come quello di una seconda madre.