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Una donna 199

del vostro cuore, che vi tolsero una luce dall’anima, forse, o che, forse» vi lasciarono un profondo e indelebile ricordo! Questo sottile piacere di scorrere con le dita trepida, fra gli antichi ritratti, dalla malinconia vi fa passare allo spasimo: e quando, sgomento, dai fantasmi che voi stessi avete evocati, lasciate cader l’albo e chiudete la cartella, onde di amarezza seguitano a fluttuare nel vostro sangue. O passato, tu solamente sei vero! Ecco, io ho innanzi un tanto antico ritratto, di una donna: di una signora: è una fotografia che avrà trent’anni, forse, e che fu data alla donna che, degnamente, io ho più amata e venerata nel mondo, a mia madre.

Questo ritratto è di Teresa Ravaschieri e già in quel tempo in cui fu amichevolmente donato, non era un ritratto nuovo: veggo un viso ovale, sereno, sorridente, eminentemente giovanile: e dei bruni e folti capelli neri, ove si appoggia un diadema prezioso: un vestito da festa che scovre un collo e delle spalle statuarie, adorne di una collana ricchissima: una testa da cameo, infine, ove la purezza delle linee è animata dalla espressione più spirituale, nella luce dei cari occhi larghi e limpidi, nel sorriso della bella bocca, in tutta la