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134 Il ventre di Napoli

e l’abbandono? Che chiedo io, in nome della eguaglianza umana e cristiana, salvo che il popolo di laggiù sia trattato come tutti gli altri cittadini, abbia una casa, abbia della luce, nella notte, dell’acqua, della nettezza, della sorveglianza, sia guardato e protetto contro sé stesso e contro gli altri? Che chiedo io, se non l’applicazione della legge umana e sociale, trattar quelli come si trattano gli altri, dar loro quello che spetta loro, come esseri viventi, come uomini, come cittadini di una grande città? Faccia il suo dovere, chiunque, non altro che il suo dovere, verso il popolo napoletano dei quattro grandi quartieri, faccia il suo dovere come lo fa, altrove, lo faccia con scrupolo, lo faccia con coscienza e, ogni giorno, lentamente, costantemente, si andrà verso la soluzione del grande problema, senza milioni, senza società, senza intraprese, ogni giorno si andrà migliorando, fino a che tutto sarà trasformato, miracolosamente, fra lo stupore di tutti, sol perchè chi doveva si è scosso dalla mancanza, dalla trascuranza, dall’inerzia , dall’ignavia e ha fatto quel che doveva.

Napoli, primavera 1904.