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che lampione, o edili nostri! E di questa schietta limpida, fresca; spumante acqua di Serino, vanto di Napoli, salvazione di Napoli, lavacro interiore, lavacro esteriore, perchè laggiù, dietro il paravento, non vi è, pare, neanche la conduttura? Questo supremo benefìcio che tanto è costato, non era, non deve esser fatto solamente per il volto e per il ventricolo dei ricchi, forestieri o non forestieri, dei borghesi, piccoli o grandi, ma chi lo volle, questo beneficio profondo dell’acqua, lo volle sovra tutto, per il popolo e il popolo non lo ha, dietro il Rettifilo, non lo ha, o lo ha scarsissimo e beve e si lava nell’acqua verminosa dei pozzi e delle cisterne: e in un modo qualunque, provvisorio, semi provvisorio, definitivo, come meglio si può, bisogna darla, darla, questa buona acqua ai quartieri popolari e non servirsene solo per inaffiare la passeggiata di via Caracciolo! E qualcuno di quegli spazzini che dovrebbero rendere nitido come il cristallo il Rione della Beltà, dopo avere spazzato questo rione, discenda dove non è mai stato, dove non si spazza mai, e scrosti, tenti scrostare il sudiciume annoso, e trasporti via, oggi superficialmente, domani meglio, fra un mese completamente, i cumuli invecchiati e putridi d’im-