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116 Il ventre di Napoli

sistenza brutale, ma necessaria — la salita della Paggeria, le rampe di Brancaccio, e, ahimè, purtroppo, l’elegantissimo parco Margherita, e le squisite traverse Partenope, d’onde si scopre tanto divino paesaggio di mare e di cielo, sono anche destinate a tale uso. Io ho nominato solo quattro o cinque vie, perchè esse appartengono, è triste il dirlo, ai quartieri più civili di Napoli, cioè di san Ferdinando e Ghiaia, poiché essi appartengono al famoso rione della Beltà, cioè dove abita la nobiltà e dove vengono a dimorare i forestieri. Delle viottole e viuzze ammorbate, ammorbanti dei quartieri popolari, non parlo; dovrei nominarle a centinaia. Ciò è immondo; ma è la verità. Or dunque, ogni salvatore di Napoli, tutti i salvatori di Napoli hanno pensato, hanno detto: diamo al popolo napoletano delle case al primo piano, al secondo, al terzo, al quarto, delle case piccole, pulite, con la cucinetta, col robinetto di acqua di Serino, col cesso; diamo loro delle case ove entri l’aria, entri il sole, ove ci si possa lavorare ampiamente, bere in abbondanza e ove la primissima decenza, la primissima igiene sieno rispettate. E ciò è stato fatto; e tre o quattro grandi o piccoli quartieri di case pel popolo sono sorti, e ciò è stato fatto con tale imprevidenza.