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Dietro il paravento 105

bonati, in una città di seicentomila anime; noi amiamo pensare una novissima Università, con le sue cliniche e i suoi gabinetti scientifici, affollata dalla parte più geniale e più simpatica della nostra popolazione, cioè gli studenti: sì! Ma che, accanto, a dieci passi, viva nella lordura, nella miseria, nelle stamberghe, nelle caverne, tutta una parte di popolo, per cui si volle il risanamento edilizio e igienico, che questa parte di popolo a cui si destinarono cento milioni, muoia di tutte le infezioni, dopo averne vissuto, alle spalle di tutti i nuovi palazzi: questo è che fa sollevare di dolore e di rimpianto il nostro cuore e ci fa sembrare una beffarda ironia la maestà esteriore dei nuovi edificii, dietro i quali vi sono il putridume e la cancrena!

Ma la vera via crucis per l’osservatore che abbia un’anima pietosa, è il percorrere, a piedi, dove può e come può, tutto ciò che è dietro il paravento, alla diritta del Rettifilo, venendo dal centro della città, andando verso la ferrovia, principiando da quanto è alle spalle della via Niccola Amore, continuando sino a piazza Mercato, sino a porta