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|102|Il ventre di Napoli
dovi ancora, massime verso l'Università, i vicoli antichi, alti, tetri e sporchi. È il lato meno spaventoso agli occhi, meno nauseante all’odorato, quello a sinistra; eppure! Sono restate intatte le oscure e malfide gradelle di Santa Maria la Nova, le antiche gradelle che conducevano al Cerriglio e che ora conducono alla piazza, della Borsa; intatte le strette, nere, soffocate, soffocanti gradelle di santa Barbara, col loro angiporto che avrà due cento anni e che venti anni di risanamento edilizio , a due passi di lì, non hanno distrutto, le famose gradelle di santa Barbara, celebri per il loro tarallaro, il biscottaio popolare, ma celebri anche per il vizio diurno e notturno, che vi ha i suoi antri più bassi e più tristi: né, a quanto pare, tutto ciò è mutato. I miei occhi hanno visto, in questa lunga indagine, le donne appoggiate agli angoli di questi angiporti, con le gonne attaccate sullo stomaco, le pianelle coi tacchi alti, le calzette rosse e le guancie cariche di belletto, mentre, nei loro occhi, vi è quella mortale fierezza e quella mortale tristezza che è il segno caratteristico del peccato, del vizio, nelle donne del popolo napoletano. Questo è il lato migliore di dietro il paravento, le vie che salgono, vanno verso quar-