nire, Firenze è il paese più pieno di gentili e seducenti fantasmi. Nella notte, la folla è scomparsa dalle vie; le botteghe, le porte sono sbarrate: sono chiuse e oscure le finestre, i balconi: tutto è silenzio. Le favorevoli ombre avvolgono tutto ciò che è nuovo: e quasi che un supremo artista prepari ai nostri occhi uno spettacolo indimenticabile, solo le delicate e forti linee delle antiche case, delle chiese, delle statue emergono e palpitano innanzi a noi. Allora, voi vagabondate senza fine, per le strade deserte e tacite, colpito ad ogni istante da una bellezza schietta che nulla più viola, che nulla più deturpa: voi andate per le viuzze, dove gli alti palagi in cui ancora rifulge la grandezza toscana, mettono le masse dei loro travertini e le sbarre delle loro inferriate, lavorate come gioielli. In queste notti, il fascino del fiume sovra tutto vi vince; va, l’Arno, passando tutto d’argento sotto le colonne dei vecchissimi ponti: va l’Arno