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miei nipoti Trao.... Già siete vicini di casa.... Don Ferdinando non ci vede bene la sera....

— Sentite qua! sentite qua! — gli disse il canonico.

Zacco non si dava pace; fingeva di cercare il lampione nelle cassapanche dell’anticamera, per darlo da portare a mastro-don Gesualdo. — Giacchè deve accompagnare donna Bianca... una dei Trao.... Non gli sarebbe passato neppure pel capo di ricevere tanto onore... a mastro-don Gesualdo!... — Però costui non poteva udire perchè aspettava nella piazza, discorrendo col canonico. Solo don Liccio Papa, il quale chiudeva la marcia colla sciaboletta a tracolla, si mise a ridere: — Ah! ah!

— Che c’è? — chiese il Capitano, che dava il braccio alla moglie infagottata. — Che c’è, insubordinato?

— Nulla; — rispose il marchese. — Il barone Zacco che abbaia alla luna.

Poi, mentre scendeva insieme a Bianca, appoggiandosi al bastoncino, passo passo, le disse in un orecchio:

— Senti... il mondo adesso è di chi ha denari.... Tutti costoro sbraitano per invidia. Se il barone avesse una figliuola da maritare, gliela darebbe a mastro don Gesualdo!... Te lo dico io che son vecchio, e so cos’è la povertà!...