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— Mita! Mita! — chiamò infine la mamma Margarone.
— No! no! Non mi scappate, donna Bellonia!... Non mi lasciate solo con la signora Capitana... alla mia età!... Donna Mita sa quel che deve fare. È grande e grossa quanto le sue sorelle messe insieme; ma sa che deve fare la bambina, per non far torto alle altre due.
Il notaro Neri, che per la sua professione sapeva i fatti di tutto il paese e non aveva peli sulla lingua, domandò alla signora Margarone:
— Dunque, ce li mangeremo presto questi confetti pel matrimonio di donna Fifì?
Don Filippo tossì forte. Donna Bellonia rispose che sino a quel momento erano chiacchiere: la gente parlava perchè sapeva don Ninì Rubiera un po’ assiduo con la sua ragazza:
— Nulla di serio. Nulla di positivo... — Ma le si vedeva una gran voglia di non esser creduta. Il marchese Limòli al solito trovò la parola giusta:
— Finchè i parenti non si saranno accordati per la dote, non se ne deve parlare in pubblico.
Don Filippo affermò col capo, e donna Bellonia, vista l’approvazione del marito, s’arrischiò a dire:
— È vero.
— Sarà una bella coppia! — soggiunse graziosamente la signora Capitana.