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piano la zia Macrì. La sua figliuola che stava ad ascoltare senza dir nulla, fissando in volto a chi parlava quegli occhioni ardenti, scosse la tonaca, quasi avesse temuto d’insudiciarla fra tante sozzure, e mormorò colla voce d’uomo, colle grosse labbra sdegnose sulle quali sembrava veder fremere i peli neri, rivolta al chiarore della processione che s’avvicinava al di sopra dei tetti della via, come un incendio:
— Santo Patrono! Guardatemi voi!
— Queste sono le conseguenze!... La ragazza si era messa in testa non so che cosa... Un disonore per tutto il parentado!... La cugina Sganci ha fatto bene a ripararvi... Non dico di no!... Ma avrebbe dovuto parlarne a noi pure che siamo parenti di Bianca al par di lei... Piuttosto che fare le cose di nascosto... Scommetto che neppure don Ferdinando ne sa nulla...
— Ma l’altro fratello... don Diego, cosa ne dice?...
— Ah, don Diego?... sarà a rovistare fra le sue cartacce... Le carte della lite!... Non pensa ad altro... Crede d’arricchire colla lite!... Lo vedete che non è uscito di casa neppure per la festa... Poi forse si vergogna a farsi vedere dalla gente... Tutti così quei Trao... Degli stupidi!... gente che si troveranno un bel giorno morti di fame in casa, piuttosto di aprir bocca per...
— Il canonico, no! — stava dicendo il notaro mentre s’avvicinavano al balcone discorrendo sottovoce