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Donna Giuseppina Alòsi istintivamente corse con la mano sulle gioie; e la signora Capitana, che non avendo da sfoggiarne metteva in mostra altre ricchezze, al sentirsi frugare nelle spalle si volse come una vipera.

— Scusate, scusate; — balbettava il notaro. — Cerco il barone Zacco.

Dalla via San Sebastiano, al disopra dei tetti, si vedeva crescere verso la piazza un chiarore d’incendio, dal quale di tratto in tratto scappavano dei razzi, dinanzi alla statua del santo, con un vocìo di folla che montava a guisa di tempesta.

— La processione! la processione! — strillarono i ragazzi pigiati contro la ringhiera. Gli altri si spinsero innanzi; ma la processione ancora non spuntava. Il cavaliere Peperito, che si mangiava con gli occhi le gioie di donna Giuseppina Alòsi — degli occhi di lupo affamato sulla faccia magra, folta di barba turchiniccia sino agli occhi — approfittò della confusione per soffiarle nell’orecchio un’altra volta:

— Sembrate una giovinetta, donna Giuseppina! parola di cavaliere!

— Zitto, cattivo soggetto! — rispose la vedova. — Raccomandatevi piuttosto al santo Patrono che sta per arrivare.

— Sì, sì, se mi fa la grazia....