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— Scusate, mastro Nardo... non ne ho... sarà per un’altra volta, se torniamo a vederci, eh?... se torniamo a vederci... — E si buttò all’indietro, col cuore gonfio di tutte quelle cose che si lasciava dietro le spalle, la viottola fangosa per cui era passato tante volte, il campanile perduto nella nebbia, i fichi d’India rigati dalla pioggia che sfilavano di qua e di là della lettiga.