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fa?... Ora ci mette i piedi sul collo, a noialtri! Vedete, signori miei, un barone Zacco che gli lustra le scarpe e s’inimica coi parenti per lui!

L’altro chinava il capo, contrito. Confessava che aveva errato, a fin di bene, per impedirgli di far dell’altro male, e cercare di cavarne quel poco di buono che si poteva. Una volta, in vita, si può sbagliare...

— L’avete capita finalmente? Avete visto chi aveva ragione di noi due?

La moglie gli chiuse la parola in bocca con una gomitata: — Lasciatelo parlare. È lui che deve dire ciò che vuole adesso da noi... quel ch’è venuto a fare...

— Bene! — conchiuse Zacco con una risata bonaria. — Son venuto a fare il Figliuol Prodigo, via! Siete contenti?

Donna Giuseppina era contenta a bocca stretta. Suo marito guardò prima lei, poi il cugino Zacco, e non seppe che dire.

— Bene, — riprese Zacco un’altra volta. — So che stasera quei ragazzi vogliono fare un po’ di chiasso per le strade. Ci avete appunto in mano le chiavi della cantina per tenerli allegri. Badate che non ho peli sulla lingua, se a qualcuno salta in mente di venire a seccarmi sotto le mie finestre. Ci ho molta roba anch’io nello stomaco, e non voglio aver dei nemici a credenza, come mastro-don Gesualdo!...