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più forte perchè non hanno nulla da perdere, e minacciano adesso di scassinarvi i magazzini e bruciarvi la casa. Taceranno, per adesso. Poi, se arrivano a pigliarsi le terre del comune, voi ci mettete subito una bella ipoteca. Le cose non possono andare sempre a questo modo. I tempi torneranno a cambiare, e voi ci avrete messo sopra le unghie a tempo.

Ma lui non voleva sentir parlare di denaro. Diceva che non ne aveva, che suo genero l’aveva rovinato, che preferiva riceverli a schioppettate, quelli che venivano a bruciargli la casa o a scassinargli i magazzini. Era diventato una bestia feroce, verde dalla bile, la malattia stessa gli dava alla testa. Minacciava: — Ah! La mia roba? Voglio vederli! Dopo quarant’anni che ci ho messo a farla... un tarì dopo l’altro!... Piuttosto cavatemi fuori il fegato e tutto il resto in una volta, chè li ho fradici dai dispiaceri... A schioppettate! Voglio ammazzarne prima una dozzina! A chi ti vuol togliere la roba levagli la vita!

Perciò aveva armato Santo e mastro Nardo, il vecchio manovale, con sciabole e carabine. Teneva il portone sbarrato, due mastini feroci nel cortile. Dicevasi che in casa sua ci fosse un arsenale; che la sera ricevesse Canali, il marchese Limòli, dell’altra gente ancora, per congiurare, e un bel mattino si sarebbero trovate le forche in piazza, e appesi tutti coloro che avevano fatta la rivoluzione. I pochi amici