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spalle. Infine si rivolse a Zacco, colla voce piena di lagrime:
— Io direi di mandare a chiamare i suoi parenti... eh? don Ferdinando... Che ne dite voi?
Zacco fece una smorfia.— I suoi parenti?... Ah, va bene... Come volete... Domani... a giorno fatto...
Ma il pover’uomo non seppe più frenarsi, le parole gli cuocevano dentro e sulle labbra.
— Capite?... Neanche farle vedere la figliuola per l’ultima volta! È un porco, quel signor duca! Tre mesi che scrive oggi verremo e domani verremo! Come se avesse dovuto campar cent’anni quella poveretta! Dice bene il proverbio: Lontano dagli occhi e lontano dal cuore. Ci ha rubato la figlia e la dote, quell’assassino!
E continuò a sfogarsi così per un pezzo colla moglie di Zacco, che era mamma anche lei, e accennava di sì, sforzandosi di tenere aperti gli occhi che le si chiudevano da soli. Egli, che non sentiva nè il sonno nè nulla, tornava a brontolare:
— Che notte! che nottata eterna! Com’è lunga questa notte, Domeneddio!
Appena spuntò il giorno aprì il balcone per chiamare Nardo il manovale, e mandarlo da tutti i parenti, chè Bianca, poveretta, stava assai male, se volevano vederla. Per la strada c’era un via vai straordinario, e laggiù in piazza udivasi un