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II.




Adesso tutto andava a rotta di collo per don Gesualdo; la casa in disordine; la gente di campagna, lontano dagli occhi del padrone, faceva quel che voleva; le stesse serve scappavano ad una ad una, temendo il contagio della tisi; persino Mena, l’ultima che era rimasta pel bisogno, quando parlarono di farle lavare i panni dell’ammalata che la lavandaia rifiutavasi di portare al fiume, temendo di perdere le altre pratiche, disse chiaro il fatto suo:

— Don Gesualdo, scusate tanto, ma la mia pelle vale quanto la vostra che siete ricco... Non vedete com’è ridotta vostra moglie?... Mal sottile è, Dio liberi! Io ho paura, e vi saluto tanto.

Dopo che s’erano ingrassati nella sua casa! Ora tutti l’abbandonavano quasi rovinasse, e non c’era neppure chi accendesse il lume. Sembrava quella notte alla Salonia, in cui aveva dovuto mettere colle sue mani