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vogavano alla larga. Finanche le serve temevano del contagio. Zacco era il solo parente che si rammentasse di loro nella disgrazia, dacchè avevano fatto società per l’appalto dello stradone, tornati amici con don Gesualdo. Egli veniva ogni giorno insieme a tutta la famiglia, la baronessa impresciuttita e ubbidiente, le figliuole che empivano la camera, stagionate, grasse e prosperose che sfidavano le cannonate. — Lui non aveva paura del contagio! Sciocchezze!... Poi, quando si tratta di parenti!... Quella sera aveva sentito dire in piazza che la cugina Bianca stava peggio ed era giunto più presto del solito. — Per distrarre un po’ don Gesualdo lo tirò nel vano del balcone, e cominciò a parlargli dei loro negozi.

— Volete ridere adesso? Il cugino Rubiera dirà all’asta per gli altri due tronchi di strada!... Sissignore! quella bestia!... Eh? eh? che ne dite?... Lui che non ha potuto pagarvi ancora i denari della prima donna?... C’è l’inferno a causa vostra con la moglie che non vuol pagare del suo!... I figliuoli sì, glieli ha portati in dote!... ma i denari vuol tenerseli per sè! E’ predestinato quel povero don Ninì!... E sapete chi comparisce all’asta, eh? volete saperlo?... Canali, figuratevi!... Canali che fa l’appaltatore in società col barone Rubiera!... Ora s’è svegliata in tutti quanti la fame del guadagno!... Eh?... Non avevo ragione di dire?... Non ridete?...