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Don Gesualdo guardò dove diceva l’Orbo, e si sbiancò subito in viso. A un tratto, mutò cera e maniera, e congedò tutti bruscamente:
— Va bene, ne parleremo... C’è tempo. Non si piglia così la gente pel collo, santo e santissimo! Ho detto di sì; ora andatevene!
I due giovani sgattaiolarono mogi mogi a quella sfuriata, mentre Nanni si cacciava fra le macchie per godersi la scena da lontano. Don Gesualdo saliva già in fretta pel viale, come avesse vent’anni, sottosopra. Isabella se lo vide comparire dinanzi all’improvviso con una faccia che quasi la fece tramortire dallo spavento. Egli non le disse nulla. Se la prese per mano, come una bambina, e se la portò a casa. Lei si lasciava condurre, come una morta, col cuore morto, senza vedere, inciampando nei sassi. Solo di tanto in tanto si cacciava la mano nei capelli, quasi sentisse lì un gran smarrimento, un gran dolore.
Bianca al vederli arrivare a quel modo si mise a tremare come una foglia. Il marito le consegnò la figliuola con un’occhiata terribile, tentennando il capo. Ma non disse nulla. Si mise a passeggiare per la stanza, asciugandosi tratto tratto col fazzoletto il fiele che ci aveva in bocca. Poi aprì l’uscio di colpo e se ne andò.
Girava da per tutto come un bue infuriato, sbattendo gli usci, pigliandosela con chi gli capitava. Udivasi ovunque la sua voce che faceva tremare la casa: