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— Ecco! Mi piace che siete venuto... Così non direte che vogliamo fare man bassa sulla roba, io e mio marito, appena chiude gli occhi nostro padre...
— Non sono ancora morto, no! — si lamentò il vecchio dal suo cantuccio. Allora si alzò come una furia l’altro figliuolo, Santo, con la faccia sudicia di lagrime, vociando e pigliandosela con tutti quanti:
— Il viatico che non glielo date, razza di porci?... Che lo fate morire peggio di un cane?...
— Non sono ancora morto! — piagnucolò di nuovo il moribondo. — Lasciatemi morire in pace, prima!...
— Non è per la roba, no! — gli rispose il genero Burgio accostandosi al letto e chinandosi sul malato come parlasse a un bambino: — Anzi è per vostro amore che vogliamo farvi confessare e comunicare prima di chiudere gli occhi.
— Ah!... ah!... Non vi par l’ora!... Lasciatemi in pace... lasciatemi!...
Giunse la sera e passò la notte a quel modo. Mastro Nunzio nell’ombra stava zitto e immobile, come un pezzo di legno; soltanto ogni volta che gli facevano inghiottire a forza la medicina, gemeva, sputava, e lamentavasi ch’era amara come il veleno, ch’era morto, che non vedevano l’ora di levarselo dinanzi. Infine, perchè non lo seccassero, voltò il naso contro il muro, e non si mosse più. — Poteva essere mezzanotte, sebbene nessuno s’arrischiasse ad aprire la finestra