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— Ah! sei venuto a vedere la festa, finalmente?

Santo, come un allocco, stava seduto sullo scalino dell’uscio, senza dir nulla, coi lucciconi agli occhi. Burgio e sua moglie si affrettavano a insaccare un po’ di grano, per non morir di fame dove andavano, appena avrebbe chiusi gli occhi il vecchio. Nel cortile c’erano anche le mule cariche di roba. Don Gesualdo afferrò pel vestito Bomma, il quale stava per andarsene anche lui.

— Che si può fare, don Arcangelo? Comandate! Tutto quello che si può fare, per mio padre.... tutto quello che ho!... Non guardate a spesa....

— Eh! avrete poco da spendere.... Non c’è nulla da fare.... Sono venuto tardi. La china non giova più!... una perniciosa coi fiocchi, caro voi! Ma però non muore di colèra, e non c’è motivo di spaventare tutto il vicinato, come fanno costoro!

Il vecchio stava a sentire, cogli occhi inquieti e sospettosi in fondo alle orbite nere. Guardava Gesualdo che si affannava intorno al farmacista, Speranza la quale strillava e singhiozzava aiutando il marito ne’ preparativi della partenza, Santo che non si muoveva, istupidito, i nipoti qua e là per la casa e nel cortile, e Bomma che gli voltava le spalle, scrollando il capo, facendo gesti d’impazienza. Speranza infine andò a consegnare le chiavi a suo fratello, seguitando a brontolare: