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a chiamarlo dalla Salonia l’aspettava in cima al sentiero, insieme a mastro Nardo che tirava la mula zoppicando. Come lo vide da lontano si mise a gridare:

— Spicciatevi, vossignoria. Se arriviamo tardi, per disgrazia, la colpa è tutta mia.

Cammin facendo raccontava cose da far drizzare i capelli in testa. A Marineo avevano assassinato un viandante che andava ronzando attorno all’abbeveratoio, nell’ora calda, lacero, scalzo, bianco di polvere, acceso in volto, con l’occhio bieco, cercando di farla in barba ai cristiani che stavano a guardia da lontano, sospettosi. A Callari s’era trovato un cadavere dietro una siepe, gonfio come un otre: l’aveva scoperto il puzzo. La sera, dovunque, si vedevano dei fuochi d’artifizio, una pioggia di razzi, tale e quale la notte di San Lorenzo, Dio liberi! Una donna incinta, che s’era lasciata aiutare da uno sconosciuto, mentre portava un carico di legna al Trimmillito, era morta la stessa notte all’improvviso, senza neanche dire — Cristo aiutami — colla pancia piena di fichi d’India.

— Vostro padre l’ha voluto lui stesso il colèra, sissignore. Tutti gli dicevano: Non aprite se prima il sole non è alto! Ma sapete che testa dura! Il colèra ce l’ha portato alla Salonia un viandante che andava intorno colla bisaccia in spalla. Di questi