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— E tu cosa gli hai detto? — domandò don Gesualdo trovando la moglie ancora agitata dopo quella visita.
— Nulla... Non so... Mi son sentita male...
— Bene. Hai fatto bene. Sta tranquilla che agli affari ci penso io. Serpi nella manica sono i parenti... Hai visto? Cercano di te, solo quando ne hanno bisogno; ma del resto non gli importa di sapere se sei morta o viva. Lascia fare a me che la risposta gliela mando coll’usciere, a tuo cugino...
Così era venuto quel matrimonio, chè il barone Rubiera prima aveva messo sottosopra cielo e terra per trovare i denari da pagare don Gesualdo; e infine donna Giuseppina Alòsi, la quale aveva delle belle terre al sole, aveva dato l’ipoteca. Don Gesualdo, ottenuta la sua brava iscrizione sulle terre, non parlò più di aver bisogno del denaro.
— Col tempo... — confidò alla moglie. — Lasciali tranquilli. Loro non pagano nè frutti nè capitali, e col tempo quelle terre serviranno per la dote d’Isabella. Che te ne pare? Non è da ridere? Lo zio Rubiera che pensa a mettere insieme la dote della tua figliuola!...
Egli aveva di queste uscite buffe alle volte, da solo a solo con sua moglie, quando era contento della sua giornata, prima di coricarsi, mettendosi il berretto da notte, in maniche di camicia. A quattr’oc-