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Don Gesualdo, rimasto solo colla moglie tracannò di un fiato un gran bicchiere di acqua fresca, senza dir nulla. Bianca disfatta in viso, quasi fosse per sentirsi male, seguiva ogni suo movimento con certi occhi che sembravano spaventati, stringendo al seno la bambina.

— Te’, vuoi bere? — disse lui. — Devi aver sete anche tu.

Ella accennò di sì. Ma il bicchiere le tremava talmente nelle mani che si versò tutta l’acqua addosso.

— Non importa, non importa, — aggiunse il marito. — Adesso nessuno ci vede.

E si mise ad asciugare il lenzuolo col fazzoletto. Poi tolse in braccio la bambina che vagiva, ballottandola per farla chetare, portandola in giro per la camera.

— Hai visto, eh, che gente? che parenti affezionati? Ma tuo marito non se lo mettono in tasca, no.

Fuori, nella piazza, tutti i vicini erano affacciati per vedere uscire gli invitati. Alla finestra dei Margarone, laggiù in fondo, al di sopra dei tetti, c’era pure dell’altra gente che faceva capolino ogni momento. La Rubiera cominciò a salutare da lontano, col ventaglio, col fazzoletto, mentre discorreva col marchese Limòli, talmente accesa che sembrava volessero accapigliarsi.

— Razze di serpi, sono! Cime di birbanti! Se lo