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Bianca, sbigottita, muoveva le labbra smorte senza arrivare a trovar parole. Don Gesualdo invece aveva fatto la bocca a riso, come la baronessa scappò in quell’osservazione. Essa, udendo che tornava gente, gli domandò infine apertamente:
— Ditemi la verità. V’ha fatto chiedere del denaro in prestito, eh?... Gliene avete dato?
Don Gesualdo rideva più forte. Poi vedendo che la baronessa diveniva rossa come un peperone, rispose:
— Scusate... scusate... Se mai... Perchè non lo domandate a lui?... Questa è bella!... Io non sono il confessore di vostro figlio...
Mèndola irruppe nella camera narrando fra le risate la scena che aveva avuta con quell’orso di don Ferdinando il quale non voleva venire a far la pace col cognato. La Rubiera, senza dir altro, asciugavasi le labbra col fazzoletto ancora appiccicoso di dolciume, mentre i parenti toglievano commiato. Nell’andarsene ciascuno aveva una parola d’elogio sul modo in cui erano andate le cose. Donna Marianna diceva alla Rubiera sottovoce che aveva fatto bene a venire anche lei, per non dar nell’occhio, per far tacere le male lingue... L’altra rispose con un’occhiataccia che donna Agrippina colse al volo:
— M’è giovata assai! Serpi sono! Non vi dico altro. Ci siam messa la vipera nella manica!... Vedrete poi...