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— No! no! — ripetè la signora Aglae con tal vivacità quasi fosse stata sorpresa in fallo.
— Si va in scena! — aggiunse il vocione del signor Pallante. — Spicciati!
Allora essa, levando verso don Ninì il viso rassegnato, con un sorriso triste:
— Lo vedete!... Non ho un minuto di libertà!... Sono schiava dell’arte!...
Don Ninì colse la palla al balzo: L’arte... una bella cosa!... Era il suo regno... il suo altare!... Tutti l’ammiravano!... dei cuori che faceva battere!...
— Ah! sì!... Le ho data tutta me stessa... Me le son data tutta!...
E aprì le braccia, voltandosi verso di lui, con tale abbandono, come offrendosi all’arte, lì su due piedi, che don Ninì balzò giù dal cassone.
— Badate! — esclamò lei a bassa voce, rapidamente. — Badate!...
Aveva le mani tremanti, che stese istintivamente verso di lui, quasi a farsene schermo. Poi si fregò gli occhi, reprimendo un sospiro, e balbettò come svegliandosi:
— Scusate... Un momento... Devo vestirmi...
E un sorriso malizioso le balenò negli occhi.
Quel seccatore di Mommino Neri era ancor lì, appoggiato a una quinta, che discorreva col signor Pallante, già vestito da re, colla zimarra di pelliccia e