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ste, delle risate, dei curiosi che appuntavano il cannocchiale verso il palchetto dei Margarone. Don Filippo, onde far cessare lo scandalo, si mise in prima fila, insieme a Nicolino, appoggiandosi al parapetto, salutando le signore col sorriso a fior di labbra, mentre borbottava sottovoce:
— Stupida!... Tuo fratello, così piccolo, ha più giudizio di te, guarda!...
Anche nel palco accanto si udiva un tramenìo. La signora Alòsi tutta affaccendata, con la boccettina d’acqua d’odore in mano, e il barone Mèndola voltando la schiena al teatro, scuotendo per le braccia un ragazzetto bianco al par della camicia, abbandonato sulla seggiola.
— Gli è venuto male al piccolo La Gurna... — disse il barone Mèndola dal palco di donna Giuseppina. — Capisce come uno grande!... Una seccatura!
— Come la mia Fifì... or ora!... Benedetti ragazzi! Pigliano tutto sul serio!...
Il fanciullo, pallido, con grandi occhi intelligenti e timidi, guardava ancora la scena a sipario calato. Donna Giuseppina, dopo che il nipotino si fu riavuto alquanto, offrì per cortesia la sua boccetta d’odore ai Margarone. Don Filippo seguitò a brontolare sottovoce:
— Tale e quale come il ragazzo La Gurna che