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zava il sipario. Donna Bellonia allora cavò fuori gli occhiali per leggere il biglietto, dietro le spalle di Fifì.
— Ma che dice? Io non ci capisco niente!...
— Ah, non capite?... Non me ne ha scritta mai una così bella!... l’infame! il traditore!...
Il fatto è che Ciolla, il quale si piccava di letteratura, ci s’era stillata la quintessenza del cervello, chiusi tutti e due a quattr’occhi col baronello nella retrobottega di Giacinto. Don Filippo tornò a domandare:
— Ma che c’è? Si può sapere?
— Ssst!!! — zittirono dalla platea.
Si sarebbe udita volare una mosca. La prima donna, tutta bianca fuorchè i capelli, sciolti giù per le spalle, come l’aveva pettinata mastro Titta, faceva accapponar la pelle a quanti stavano a sentirla. Alcuni, dall’ansia, s’erano anche alzati in piedi, malgrado le proteste di quelli ch’erano seduti dietro e non vedevano niente. Lo stesso Canali, commosso, si soffiava il naso come una tromba.
— Guardate! guardate!... adesso!...
"Io!... io stessa!... con questa destra che tu impalmasti, giurandomi eterna fè!..."
L’amoroso, un mingherlino che lei si sarebbe messo in tasca, indietreggiava a passi misurati, con una mano sul giustacuore di velluto, e l’altra, in atto di orrore, fra i capelli arricciati.