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della Macrì. — Cascasse il mondo... non manca mai!... Avete visto il subbuglio che c’è per le strade?

La cugina rispose con un sorriso pallido, facendo segno che la vecchia non aveva paura di nulla perchè era sorda.

— Il fatto è... — cominciò il barone.

Ma in quel momento portavano Bianca svenuta, le braccia penzoloni, donna Agrippina e il sagrestano rossi, ansanti, e col fiato ai denti. — Quasi fosse morta! — sbuffò il sagrestano.

— Gli pesano le ossa!... — La zia Macrì consigliò: — Lì, lì, nella sua camera!...

— Il fatto è... — riprese il barone Mèndola sottovoce, tirando in disparte il cugino Limòli e donna Sarina Cirmena, — il fatto è che bisogna concertarsi pel funerale. Adesso vedrete che spuntano fuori i parenti del cognato Motta... Faremo un bel vedere!... al fianco di Burgio e di mastro Nunzio Motta!... Ma il marito non si può lasciarlo fuori... È una disgrazia, non dico di no... ma bisogna sorbirsi mastro— don Gesualdo, eh?...

— Sicuro! sicuro! — rispose la zia Cirmena.

Essa voleva fare qualche altra obiezione. Ma il marchese Limòli disse il fatto suo:

— Lasciate correre, cugina cara!... Tanto!... il morto è morto, e non parla più.

— Allora!... — ribattè la Cirmena diventando