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a tutti quei parenti che le si affollavano intorno, sbarrandole il passo: — No!... lasciatemi entrare!

Apparve un momento la faccia stralunata di don Ferdinando, come un fantasma; poi l’uscio si chiuse. Delle braccia amiche la sorreggevano, affettuosamente, e la zia Macrì ripeteva: — Aspetta!... aspetta!...

Tornò la moglie del sagrestano, ansante, portando dei candelieri sotto il grembiule. Suo marito, che si affacciò di nuovo all’uscio, venne a dire:

— C’è il viatico... l’estrema unzione.... Ma non sente...

— Voglio vederlo!... Lasciatemi andare!

— Bianca!... in questo momento!... Bianca!...

— Vuoi ammazzarlo?... Una commozione!... Se ti sente!... Non far così, via, Bianca!... Un bicchier d’acqua!... presto!...

Donna Agrippina corse in cucina. S’aprì l’uscio un’altra volta su di un luccichìo di processione. Il prete, il baldacchino, i lanternoni del viatico passarono come una visione. Il marchese, inchinandosi sino a terra, borbottò:

— Domine, salva me....

— Amen! — rispose il sagrestano. — Ho fatto quel che ho potuto... solo come un cane!... due volte dal medico!... di notte!... Anche dal farmacista!... dice che il conto è lungo.... e non ci ha l’erba di Lazzaro risuscitato, poi!...