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— Ai miei tempi, signora baronessa, io ci ho visto la commedia, in questo magazzino, — rispose Pirtuso per sviare la domanda.

— Lo so! lo so! Così si son fatti mangiare il fatto suo i Rubiera! E ora vorreste continuare!... Lo pigliate il farro, sì o no?

— Ve l’ho detto: a cinque onze e venti.

— No, in coscienza, non posso. Ci perdo già un tarì a salma.

— Benedicite a vossignoria!

— Via, mastro Lio, ora che ha parlato la signora baronessa: — aggiunse Giacalone, sempre facendo ballare il vaglio. Ma il sensale riprese il suo moggio, e se ne andò senza rispondere. La baronessa gli corse dietro, sull’uscio, per gridargli:

— A cinque e vent’uno. V’accomoda?

— Benedicite, benedicite.

Ma essa, colla coda dell’occhio, si accorse che il sensale si era fermato a discorrere col canonico Lupi, il quale, sbarazzatosi infine del Ciolla, se ne veniva su pel vicoletto. Allora, rassicurata, si rivolse al cugino Trao, parlando d’altro:

— Stavo pensando giusto a voi, cugino. Un po’ di quel farro voglio mandarvelo a casa.... No, no, senza cerimonie.... Siamo parenti. La buon’annata deve venire per tutti. Poi il Signore ci aiuta!... Avete avuto il fuoco in casa, eh? Dio liberi! M’hanno detto che