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- Becco!... - voleva gridargli dietro il farmacista. - Badate a voi piuttosto!... - Ma il dottore lo spinse dentro a forza. Ciolla era corso dietro al canonico e al notaro Neri per la via di San Sebastiano, e li vide ancora fermi sotto il voltone del Condotto, malgrado il gran puzzo, quasi al buio, che discorrevano sottovoce, gesticolando. Appena s’accorsero del Ciolla se la svignarono in fretta, l’uno di qua e l’altro di là. Il notaro continuò a salire per la stradicciuola sassosa, e il canonico scese apposta a rompicollo verso San Sebastiano, fermando il Ciolla come a caso.

- Quel notaro... me ne ha fatta una!... Aveva il consenso di massaro Sbrendola... un contratto bell’e buono... e ora dice che non si rammenta!

- Va là, va là, che non me la dai a bere! - mormorò Ciolla fra di sè, appena il canonico ebbe voltate le spalle. E corse subito alla farmacia:

- Gran cose c’è per aria! Cani e gatti vanno insieme! Gran cose si preparano! - Tavuso gonfiò le gote e non rispose. Lo speziale invece si lasciò scappare: - Lo so! lo so!

E si picchiò la mano aperta sulla bocca, fulminato dall’occhiata severa che gli saettò il dottore.

Verso due ore di notte, don Gesualdo stava per mettersi a cenare, quando venne a cercarlo in gran mistero il canonico, travestito da pecoraio. Bianca fu lì lì per abortire dallo spavento.