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— Ah! ah! — rispose il canonico; e si mise a guardare in aria. La zia Sganci osservava lei pure i mobili nuovi, voltando la testa di qua e di là.

— Belli! belli! Me l’aveva detto la cugina Cirmena. Peccato che non mi sentissi bene la sera del matrimonio...

— E gli altri pure, signora donna Mariannina! — rispose il canonico con una risatina. — Fu un’epidemia!...

— No! no! Posso assicurarvelo! in fede mia!... La Rubiera, poveretta!... E anche suo figlio... Lo sento sempre che si lagna... — Zia, come potrei?... — Donna Mariannina s’interruppe. — Ma abbiamo detto di non parlarne più. Lui però si duole di non poter venire a fare il suo dovere... Dissidi ce n’è sempre, dico io, anche tra fratelli e sorelle... Ma passeranno, coll’aiuto di Dio... Sai, Bianca? tuo cugino si marita. Ora non c’è bisogno di far misteri perchè tutto è combinato. Don Filippo dà la tenuta alla Salonia, trenta salme di terra! Una bella dote.

Bianca ebbe un’ondata di sangue al viso, indi divenne smorta come un cencio; ma non si mosse nè disse verbo.

Il canonico rispose lui invece, masticando ancora l’amaro.

— Lo sappiamo! lo sappiamo! L’abbiamo capita oggi, al Municipio!... — Infine non seppe più frenarsi, quasi bruciasse a lui la ferita.