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dare a Pasqua e a Natale... Vino, olio, formaggio... anche del grano... La ragazza già è tutta vestita dei regali della zia Rubiera.

— Eh! eh!... — Il canonico, con un sorrisetto incredulo, andava stuzzicando ora donna Sarina ed ora il barone, il quale chinava il capo, seguitava a grattarsi il mento discretamente, fingeva di guardare anch’esso di qua e di là, come a dire: — Eh! eh! pare anche a me!...

Giunse in quel mentre il dottor Tavuso in fretta, col cappello in capo, senza salutar nessuno, ed entrò nella camera dell’inferma.

Poco dopo tornò ad uscire, stringendosi nelle spalle, gonfiando le gote, accompagnato da don Ferdinando allampanato che pareva un cucco. La zia Macrì e il canonico Lupi corsero dietro al medico. La zia Cirmena che voleva sapere ogni cosa e vi piantava in faccia quei suoi occhialoni rotondi peggio dell’Avvocato fiscale.

— Eh? Cos’è stato? Lo sapete voi? Adesso si chiamano nervi... malattia di moda... Vi mandano a chiamare per un nulla... quasi potessero pagare le visite del medico! — rispose Tavuso burbero.

Quindi, piantando anche lui gli occhiali in faccia a donna Sarina:

— Volete che ve la dica? Le ragazze a certa età bisogna maritarle!