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l'avessero schiaffeggiato. Lo stesso canonico allibì. Margarone balbettava stralunato.

— Chi garantisce pel barone Rubiera?... chi garantisce?... — A un tratto mutò tono, volgendola in burla: — Chi garantisce pel barone Rubiera!... Ah! ah!... Oh bella! questa è grossa! — E molti, al pari di lui, si tenevano i fianchi dalle risate.

— Sissignore, — replicò don Gesualdo imperturbabile. — Chi garantisce per lui? La roba è di sua madre.

A quelle parole cessarono le risate, e don Filippo ricominciò a tartagliare. La gente si affollava sull’uscio come ad un teatro. Il canonico, che sembrava più pallido sotto la barba di quattro giorni, tirava il suo compagno pel vestito. Il notaro era riuscito a cacciare il baronello contro il muro, mentre costui, in mezzo al baccano, vomitava:

— Becco!... cuor contento!... redentore!

— La parola del barone! — disse infine don Filippo. — La parola del barone Rubiera val più delle vostre doppie!... don... don...

— Don Filippo! — interruppe l’altro senza perdere la sua bella calma. — Ho qui dei testimoni per metter tutto nel verbale.

— Va bene! Si metterà tutto nel verbale!... Scrivete che il baronello Rubiera ha fatto l’offerta per incarico di sua madre!...