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— No, — ammiccò questi senza muoversi.
— Sentite!... C’è quell’affare della cauzione... Il ponte se n’è andato, salute a noi!... C’è modo d’accomodare quell’affare della cauzione adesso...
— No, — ripigliò don Gesualdo. Sembrava una pietra murata. — L’affare del ponte... una miseria in confronto.
— Villano! mulo! testa di corno! — ricominciò ad inveire il barone sottovoce.
Don Filippo, dopo il primo momento d’agitazione, era tornato a sedere, asciugandosi il sudore gravemente. Intanto che il canonico parlava sottovoce a mastro don Gesualdo, il notaro da lontano cominciò a far dei segni. Don Filippo si chinò all’orecchio di Canali. Sottomano, in voce di falsetto, il banditore replicò:
— L’ultima offerta per le terre del comune! A sei onze la salma!... Uno!... due!...
— Un momento, signori miei! — interruppe don Gesualdo — Chi garantisce quest’ultima offerta?
A quell’uscita rimasero tutti a bocca aperta Don Filippo apriva e chiudeva la sua senza trovar parola. Infine rispose:
— L’offerta del barone Rubiera!... Eh? eh?
— Sissignore. Chi garantisce pel barone Rubiera?
Il notaro si gettò su don Ninì che sembrava volesse fare un massacro. Peperito dimenavasi come