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— Parla, — rispose lui. — Tutto quello che desideri... Voglio che sii contenta tu pure!...
Com’era di luglio, e faceva un gran caldo, si tolse anche il vestito, aspettando. Ella si tirò indietro bruscamente, quasi avesse ricevuto un urto in pieno petto; e s’irrigidì, tutta bianca, cogli occhi cerchiati di nero.
— Parla, parla!... Dimmelo qui all’orecchio... qui che nessuno ci sente!...
Rideva tutto contento colla risata grossolana, nell’impeto caldo che cominciava a fargli girare il capo, balbettando e anfanando, in maniche di camicia, stringendosi sul cuore che gli batteva fino in gola quel corpo delicato che sentiva rabbrividire e quasi ribellarsi; e come le sollevava il capo dolcemente si sentì cascar le braccia. Ella si asciugò gli occhi febbrili, col viso tuttora contratto dolorosamente.
— Ah!... che gusto!... Aveva ragione la zia Cirmena!... Bel divertimento!... Dopo tanti stenti, tanti bocconi amari!... tante spese fatte!... Si dovrebbe essere così contenti qui... due che si volessero bene!... Nossignore! neanche questo mi tocca! Neanche il giorno delle nozze, santo e santissimo!... Dimmi almeno che hai!...
— Non badate a me... Sono troppo agitata...
— Ah! quel Ciolla!... ancora!... Com’è vero Dio, gli tiro addosso un vaso di fiori adesso!... Voglio far la festa anche a lui, la prima notte di matrimonio!