Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 188 — |
dono adesso e si divertono alle nostre spalle!... Vedrai! vedrai!... Ha buon stomaco, mastro-don Gesualdo!... da tenersi in serbo per anni ed anni tutto quello che vuole... e buone gambe pure... per arrivare dove vuole... Tu sei buona e bella!... roba fine!... roba fine sei!...
Essa rannicchiò il capo nelle spalle, simile a una colomba trepidante che stia per esser ghermita.
— Ora ti voglio bene davvero, sai!... Ho paura di toccarti colle mani... Ho le mani grosse perchè ho tanto lavorato... non mi vergogno a dirlo... Ho lavorato per arrivare a questo punto... Chi me l’avrebbe detto?... Non mi vergogno, no! Tu sei bella e buona... Voglio farti come una regina... Tutti sotto i tuoi piedi!... questi piedini piccoli! Hai voluto venirci tu stessa... con questi piedini piccoli... nella mia casa... La padrona!... la signora bella mia!... Guarda, mi fai dire delle sciocchezze!...
Ma essa aveva l’orecchio altrove. Pareva guardasse nello specchio, lontano, lontano.
— A che pensi? ancora al Ciolla?... Vo a finire in prigione, la prima notte di matrimonio!...
— No! — interruppe lei balbettando, con un filo di voce. — No... sentite... devo dirvi una cosa...
Sembrava che non avesse più una goccia di sangue nelle vene, tanto era pallida e sbattuta. Mosse le labbra tremanti due o tre volte.