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qualche regaluccio per quest’altra custodia che non era nel patto!...

Allora scoppiò una risata generale, perchè compare Carmine era molto lepido, di solito. La ragazza, tutta una fiamma, gli lanciò un’occhiata di bestia selvaggia.

— Non è vero! nossignore, don Gesualdo!...

— Sì! sì! e Brasi Camauro anche! e Giacalone, allorchè veniva pel carro!... Tutti d’amore e d’accordo, insieme!...

Le risate non finivano più; Nanni l’Orbo pel primo, che si teneva i fianchi. Solo Diodata, rossa come il fuoco, colle lagrime agli occhi, s’affannava a ripetere:

— Nossignore!... non è vero!... Come potete dirlo, compare Carmine?... non ne avete coscienza?

Donna Sarina comparve di nuovo sull’uscio, colle braccia incrociate, senza profferire una parola; soltanto i fiori che le si agitavano sul capo parlavano per lei.

— Ora basta! — conchiuse il padrone. — Andatevene, ch’è tardi.

Essi salutarono un’altra volta, inchinandosi goffamente, balbettando confusamente in coro, urtandosi nell’uscire, e se ne andarono con un calpestìo pesante di bestiame grosso. Appena fuori cominciarono a ridere e scherzare fra di loro; Brasi Camauro e Pelagatti dandosi degli spintoni; Nanni l’Orbo e compare Carmine barattando parolacce e ingiurie